INTRODUZIONE
Con l’assassinio dell’erede al trono austriaco l’arciduca Francesco Ferdinando, in Europa scoppiò una delle più drammatiche guerre che la storia dell’umanità abbia mai vissuto.
Dopo la dichiarazione di guerra dell’Impero Austro ungarico contro la Serbia, tutto il mondo si schierò: nell’agosto del 1914, la Francia e l’Inghilterra si misero al fianco della Serbia e della Russia che, da subito, aveva appoggiato la causa indipendentista serba.
L’Austria invece trovò subito come naturale alleato l’Impero tedesco, con il quale era legata dai trattati della Triplice Alleanza.
L’Italia, nonostante anch’essa avesse firmato anni prima la stessa alleanza, rimase fuori dallo scontro, per poi, un anno dopo, mettersi al fianco della Triplice Intesa con cui si era accordata per ottenere i territori irredenti, ancora sotto il dominio dell’Impero austriaco.
Lo scontro fu violentissimo, vista la grande preparazione militare che gli stati avevano attuato negli anni precedenti: tuttavia, da subito, nonostante le aspettative, la guerra si trasformò in un conflitto lentissimo e logorante. Gli eserciti si assestarono lungo chilometri di fronti, trasformando quella che speravano diventasse una rapida guerra di movimento, in una serie infinita di battaglie statiche.
IL FRONTE OCCIDENTALE
Nel settembre del 1914, la Germania attaccò la Francia, sostenuta dall’Inghilterra, invadendo il Belgio, fino a quel momento dichiaratosi neutrale.
L’avanzata venne arrestata sul suolo francese, lungo le sponde del fiume Marna ad una quarantina di chilometri da Parigi, dove si scatenò una furiosa battaglia che però non diede la sperata rapida vittoria ai tedeschi.
Solo nell’ottobre del 1914, i francesi furono in grado di rispondere all’avanzata tedesca, spostando il fronte qualche chilometro indietro, lungo i fiumi Aisne e Somme, e attorno alla città belga di Ypres.
Durante il 1915 la guerra subì uno stallo clamoroso: gli eserciti si erano oramai assestati in trincee fortificate perdendo la foga e lo slancio iniziale. Le perdite umane erano pressoché incalcolabili e centinaia di migliaia di soldati furono sacrificati nella vana ricerca dell’attacco risolutivo.
Nel febbraio del 1916, i tedeschi ripresero l’iniziativa, sferrando un attacco in forze contro le fortificazioni francesi presso Verdun, cittadina posta a sud del confine franco-tedesco. La battaglia, durata quattro mesi e condotta dai tedeschi con uno spiegamento senza precedenti di artiglieria pesante, risultò troppo costosa anche per gli attaccanti. I francesi riuscirono a resistere fino al luglio 1916 riuscendo, grazie agli inglesi, a organizzare una controffensiva sempre sul fiume Somme, più a nord.
Il tutto si risolse in una spaventosa carneficina: più di 600.000 uomini morirono a Verdun e quasi un milione caddero nella nuova battaglia sulla Somme.
Fu a questo punto che cominciarono a verificarsi grandi fenomeni di ammutinamento tra le truppe: nel 1917 a migliaia tra i soldati si rifiutarono di combattere. Solo con dure repressioni e molte concessioni si evitò la ribellione negli eserciti.
Nel 1918, tutti gli eserciti erano giunti oramai stremati al quarto anno di guerra. L’esercito tedesco tentò la sua ultima e disperata offensiva: a fine marzo riuscì a sfondare a nord, presso Arras e Saint Quentin, nei pressi del fiume Marna, e avanzò in territorio francese per una cinquantina di chilometri, ripresentandosi alle porte di Parigi.
Ancora una volta le forze anglo-francesi resistettero e passarono al contrattacco ottenendo la prima grande vittoria presso Amiens, vicino al fiume Somme.
A questo punto la Germania aveva finito ogni capacità di resistenza e, scossa da una violenta crisi all’interno, si vide costretta a dichiararsi sconfitta e a chiedere la pace.