PIRANDELLO L., UNO NESSUNO E CENTOMILA BIS

UNO NESSUNO E CENTOMILA
BIS

RIFLESSIONI

1 – che io non ero per gli altri quel che finora avevo creduto di essere per me;

2 – che non potevo vedermi vivere;

3 – che non potendo vedermi vivere, restavo estraneo a me stesso, cioè uno che gli altri potevano vedere e conoscere; ciascuno a suo modo; e io no;

4 – che era impossibile pormi davanti questo estra­neo per vederlo e conoscerlo; io potevo vedermi, non già vederlo;

5 – che il mio corpo, se lo consideravo da fuori, eraper me come un’apparizione di sogno; una cosa che non sapeva di vivere e che restava lì, in attesa che qual­cuno se la prendesse;

6 – che, come me lo prendevo io, questo mio corpo,per essere a volta a volta quale mi volevo e mi sentivo, cosí se lo poteva prendere qualunque altro per dargli una realtà a modo suo;

7 – che infine quel corpo per se stesso era tanto nien­te e tanto nessuno, che un filo d’aria poteva farlo star­nutire, oggi, e domani portarselo via.

Conclusioni:

Queste due per il momento:

1- che cominciai finalmente a capire perché Didamia moglie mi chiamava Gengè;

2 – che mi proposi di scoprire chi ero io almeno per quelli che mi stavano piú vicini, cosí detti conoscenti, edi spassarmi a scomporre dispettosamente quell’io che ero per loro.