SAN FRANCESCO, Cantico di frate Sole, 1224

Altissimu, onnipotente bon Signore,
Tue so’ le laude, la gloria e l’honore et onne benedictione.

Ad Te solo, Altissimo, se konfano,
et nullu homo ène dignu te mentovare.

Laudato sie, mi’ Signore cum tucte le Tue creature,
spetialmente messor lo frate Sole,
lo qual è iorno, et allumini noi per lui.
Et ellu è bellu e radiante cum grande splendore:
de Te, Altissimo, porta significatione.

Laudato si’, mi Siignore, per sora Luna e le stelle:
il celu l’ài formate clarite et pretiose et belle.

Laudato si’, mi’ Signore, per frate Vento
et per aere et nubilo et sereno et onne tempo,
per lo quale, a le Tue creature dài sustentamento.

Laudato si’, mi Signore, per sor’Acqua.
la quale è multo utile et humile et pretiosa et casta.

Laudato si’, mi Signore, per frate Focu,
per lo quale ennallumini la nocte:
ed ello è bello et iocundo et robustoso et forte.

Laudato si’, mi Signore, per sora nostra matre Terra,
la quale ne sustenta et governa,
et produce diversi fructi con coloriti fior et herba.

Laudato si’, mi Signore, per quelli che perdonano per lo Tuo amore
et sostengono infermitate et tribulatione.

Beati quelli ke ‘l sosterranno in pace,
ka da Te, Altissimo, sirano incoronati.

Laudato si’ mi Signore, per sora nostra Morte corporale,
da la quale nullu homo vivente pò skappare:
guai a quelli ke morrano ne le peccata mortali;
beati quelli ke trovarà ne le Tue sanctissime voluntati,
ka la morte secunda no ‘l farrà male.

Laudate et benedicete mi Signore et rengratiate
e serviateli cum grande humilitate.

Commento

Nel Cantico di San Francesco, la Natura è creatura. Non è Dio.
Non siamo figli della Natura.

Il termine “matre”, al verso 20, non deve trarre in inganno: la parola di madre viene legato alla terra per indicare la sua fertilità, non una maternità divina.

Il poeta e santo che ha baciato il lebbroso e conversato con il lupo di Gubbio sa che nella Natura – come in ogni creatura – è presente il limite, la caduta, l’errore. Il sole, l’acqua, la luna, le stelle sono fratelli e sorelle, partecipano della stessa fragilità e bellezza umane.

Un grande segno di Dio è nella bontà delle creature, percepite innanzitutto nella positività della loro esistenza.

Il mondo non è creato dal Male e per il male. Nell’esistenza delle cose c’è un motivo di lode. Ogni poeta autentico rende onore a quel che c’è perché c’è.
Francesco ci ha messo su questa strada.
La lode non è solo il vertice, ma anche l’inizio – per quanto debole e tremante – della conoscenza poetica.

Il teatro della creazione che va in scena nel Cantico trova la massima nella realizzazione infatti nella presenza umana, l’unica a rompere le leggi di natura (causa-effetto) con il gesto della sopportazione della sofferenza e con il perdono.
Questo è un mistero indagato da tutti i più grandi poeti: il culmine dell’amore libero sono l’accettazione della sofferenza e il perdono.
Due atti liberi e rivoluzionari “per lo tuo amore”.

Come ricostruito dagli studiosi, San Francesco conosce la sofferenza fisica acuta e le divisioni che dilaniano gli uomini intorno al lui. A terra, quasi cieco, in un luogo spoglio e fastidioso, l’uomo che ha fatto sorgere dopo Cristo il più imponente movimento di conversione e di santità nella storia, divenuto “orribile” a vedersi e piagato, canta.
E convoca la Natura intera a cantare con le sue labbra screpolate. Sente la voce che è ovunque. E la compone.

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