La logica che prevale in tutte le novelle è quella del mondo mercantile, che Boccaccio non solo conosceva bene, ma della cui ideologia, estranea alla cultura feudale, si appropria facendola sua.
Alla base di essa stanno due idee fondamentali: che il denaro è prezioso perché serve per guadagnare altro denaro, e che ogni situazione, per quanto intricata sia, va affrontata con intelligenza spregiudicatezza per ricavarne un’utilità.
Con il Decameron si può dire che viene segnata la fine del Medioevo, inteso come culto della trascendenza, in cui il mondo della religiosità aveva avuto completo predominio.
I personaggi di Boccaccio vivono e si muovono in funzione della vita terrena, senza curarsi più del dopo o del sopra che sta al di là di questa.
Le loro virtù sono rivolte a ottenere un vantaggio che è immediato, dell’aldiquà, senza che ciò diventi irrisione o dissacrazione del mondo religioso nel quale sono immersi.
Il Boccaccio osserva l’uomo nel suo agitarsi per ottenere ciò che può rendere la sua vita più felice, e mette in evidenza come egli sia costantemente dominato da un sentimento, l’amore, che diventa il motore di tante storie raccontate nel Decameron.
È un amore fatto di sensi e non di ideali, a cui devono sottostare tutti: uomini e donne, giovani e meno giovani, di condizione sociale diversa, e perfino appartenenti al mondo religioso. Anche le novelle che hanno come centro l’amore rivelano tuttavia come il Boccaccio abbia una grande ammirazione per chi, usando l’intelligenza, riesce a conseguire ciò che gli è vantaggioso.
Gli uomini, in definitiva, si dividono in due categorie: gli intelligenti e gli sciocchi.
I primi riescono ad aver la meglio sui secondi, che rappresentano spesso la mentalità arretrata e chiusa degli uomini di campagna, ignoranti e goffi, carichi di pregiudizi.
Le regole per riuscire sono la duttilità, l’accortezza, la capacità di convincere, tipiche di una mentalità cittadina mercantile e comunale, dotata di un’intelligenza briosa e dinamica, che rifiuta ogni autoritarismo in nome di una massima competitività.
Il Boccaccio sembra divertirsi alle spalle degli sciocchi: non ha pietà per loro, e la beffa è un tema frequente e divertentissimo delle novelle.
Il linguaggio del Decameron è il volgare, in cui si mescola tutta la vivacità della lingua d’uso con la maestria che deriva dalla cultura seria e complessa dell’autore. Ne consegue una lingua scoppiettante, briosa, iridescente e plastica, che porta al culmine della perfezione una tradizione popolare vigorosa e grezza accanto alla tradizione d’arte ricavata dai testi della tarda classicità.