GIULIO CESARE

Appartenente all’antica aristocrazia C. Giulio Cesare era della gens Iulia, che aveva la pretesa di discendere da Iulo, figlio di Enea, e, quindi, dalla stessa Venere.

Stratega straordinario, sia per la resistenza al combattimento, sia per l’abilità nell’arte militare, fu anche un uomo politico geniale che, affiancando la persuasione alla forza, seppe costringere i Romani ad accettare la sua dittatura.

Gli ostacoli sulla sua via furono due: il Senato e Pompeo.

Per fronteggiarli, si appoggiò al partito popolare che difendeva il popolo contro ottimati, sostenuti dall’aristocrazia e dal Senato.

La scalata al potere a Roma

La plebe, infatti, scossa dalla propaganda di Cesare, e sedotta dalla magnificenza dei giochi da lui indetti nell’autunno del 65, lo aiutò a salire i gradini del cursus honorum (cariche politiche). Cesare fu questore nel 69, edile nel 65, pontefice massimo nel 63 e pretore nel 62 a.C..

Il primo triumvirato

Cesare mirava a divenire console e per ottenere l’appoggio economico e politico necessario a conquistare la carica nel 60 a.C. stipulò un’alleanza strategica, detta dagli storici primo triumvirato, con due tra i maggiori capi politici dell’epoca:     

  • Marco Licinio Crasso, l’uomo più ricco di Roma
  • Gneo Pompeo, il generale che aveva al suo attivo il maggior numero di vittorie della Repubblica che sposò la figlia di Cesare

Nel 59 a.C. Cesare fu eletto console e per conquistare il consenso del popolo fece votare delle leggi agrarie con cui venivano assegnate terre di proprietà pubblica e, per aumentare il suo potere e sconfiggere il suo avversario Pompeo, Cesare chiese il governo della Gallia che ottenne per cinque anni.

La scelta della Gallia rientrava nei piani ambiziosi e lungimiranti di Cesare poiché gli avrebbe offerto l’occasione di conquistare un paese ricco di risorse naturali e di presentarsi a Roma nella luce di un grande trionfo, per aver sottomesso il più vicino e più temuto dei nemici romani per proseguire la scalata verso il potere.

La conquista della Gallia venne compiuta dal 58 al 51 a.C. Sconfitto nel 52 Vercingetorige, ultimo grande capo dei Galli, Cesare si apprestò a tornare a Roma per l’attuazione del suo piano politico.

1.La città di Alesia, su una altura 2.Doppia linea di fortificazione per bloccare Vercingetorige ad Alesia e i 260.000 Galli che stavano arrivando in soccorso della città. 3.Seconda linea di fortificazione 4.Esercito dei Galli in aiuto di Vercingetorige
Fortificazioni romane ad Alesia

Il passaggio del Rubicone e la marcia su Roma

Intanto a Roma Pompeo si era messo dalla parte della nobiltà senatoria e dei conservatori, e, nominato console unico (51) dal Senato, si credette abbastanza forte per imporre al conquistatore delle Gallie di rientrare in Roma come semplice cittadino.

Ogni accordo però fallì e Cesare prese l’audace decisione, nella notte del 10 gennaio del 49, di varcare il Rubicone, pronunciando le famose parole Alea iacta est -il dado è tratto-, violando apertamente la legge che proibiva l’ingresso armato dentro i confini dell’Italia, e marciò alla volta di Roma.

Si iniziava con questo atto la guerra civile.

Pompeo, colto di sorpresa, fuggì precipitosamente in Grecia, dove fu sconfitto a Farsalo nel 48 a.C..

La dittatura di Cesare

Nel 45 a.C. Cesare si garantì un erede adottando Ottaviano e nel 44 a.C. si fece eleggere dittatore a vita divenendo il più potente tra i Romani.

Una volta acquisito il potere assoluto, iniziò a trasformare le istituzioni statali in senso monarchico perché era convinto che Roma non potesse più essere governata come una Repubblica e che l’ordine potesse essere mantenuto solo da una forte personalità.

Cesare durante il suo governo:   

  • Assegnò terre agli agricoltori e ai soldati
  • Inserì nel Senato membri fedeli
  • Riformò il calendario
  • Estese il numero dei cittadini romani dando più diritti a tutti
  • Promosse opere pubbliche
  • Rafforzò i confini e creò nuove colonie

Le Idi di marzo e l’assassinio di Cesare

L’opposizione a Cesare degli aristocratici e del Senato non era però ancora spenta. Il 15 marzo del 44 a.C., il giorno delle Idi di marzo secondo il calendario romano, trovò compimento la congiura organizzata da sessanta senatori contrari al potere personale di Cesare, che si consideravano custodi e difensori della tradizione repubblicana e che erano guidati da Marco Giunio Bruto e Gaio Cassio.

Si racconta che arrivato al Senato, Cesare venne circondato dai congiurati che iniziarono a pugnalarlo. Capendo di essere senza scampo e avendo visto il figlio Bruto andargli contro, Cesare si coprì il capo e, prima di morire ai piedi della statua di Pompeo, pronunciò la frase: Bruto, anche tu figlio mio?

Video su La morte di Cesare: 

https://youtu.be/oualNw4aY80