MARTIN LUTERO E LA RIFORMA PROTESTANTE (1517-1559)

MAPPA CONCETTUALE

Lutero e la Riforma Protestante

La riflessione teologica di Lutero nasce dalla constatazione di quella che è la realtà della Chiesa Cattolica.

La Chiesa, è l’intermediaria fra l’uomo e Dio, attraverso la Chiesa si ottiene la salvezza.

Secondo Lutero, il Papa non solo si trova a capo di un organismo ecclesiastico, ma è anche il sovrano di uno stato di discrete dimensioni.
Sempre per Lutero, la Chiesa di questo periodo è senza dubbio un organismo corrotto, ha perso di vista i suoi compiti e, soprattutto per quanto riguarda le indulgenze, finisce anche per distorcere il messaggio cristiano. Ed è proprio questo il punto di partenza della riflessione teologica di Lutero, riflessione che nasce appunto da una problematica esistenziale.

Lutero vede come un dono la misericordia divina, e l’uomo pone la sua fiducia nella “sufficienza” della redenzione di Cristo. Dio è volontà, vita, azione e si rivela nel Verbum, cioè Gesù Cristo. La Sacre Scritture sono la “norma” assoluta, ed al centro della Bibbia c’è Cristo. Dopo il peccato originale però la volontà dell’uomo non è più libera davanti a Dio. L’uomo è in un’irrimediabile condizione di peccato ed è quindi impotente.

È proprio questo il punto centrale della riflessione teologica: dall’irrimediabile condizione di peccato, l’uomo si può salvare non con i suoi meriti (cioè con le sue azioni o con i sacramenti), ma solo per grazia divina, e su questo concetto s’integra la dottrina della predestinazione.

L’uomo allora sbaglia, acquistando indulgenze, perchè non può con esse ottenere la grazia; ma va anche precisato che neanche la Chiesa può concedere la grazia della salvezza.

 

Il pensiero di Lutero, si tramutò ben presto in azione, scatenando una grande divisione tra i cristiani.
Queste divisioni, tra protestanti e cattolici, inevitabilmente raggiunsero il livello di vere e proprie guerre violente, su chi avesse ragione.

La pace di Augusta

La Pace di Augusta, firmata nel 1555 tra l’imperatore Carlo V e i principi tedeschi, pose fine alle trentennali guerre di religione in Germania. La pace sancì il diritto dei principi a scegliere secondo coscienza la confessione religiosa, con l’obbligo per i loro sudditi di adottare la stessa religione (cuius regio, eius religio «di chi [è] la regione, di lui [sia] la religione»): pertanto i sudditi cattolici di principi protestanti e viceversa, se non volevano abiurare la loro fede, dovevano lasciare il dominio del principe nella cui scelta religiosa non si riconoscevano.

Altra disposizione rilevante fu quella relativa all’affermazione che il mancato accordo o il manifestarsi di dissensi nel regolamento delle questioni non dovessero costituire un pretesto per turbare la pace.

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